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“Sport e violenza, sintomo di un grave malessere sociale”

(Direzione Generale/Uff. Stampa) – “Lo sport vissuto con violenza è sintomo di malessere sociale”. Lo dichiara il consigliere Giocondo Talamonti del Gruppo Misto, in un suo intervento.
“Violenza – continua Talamonti - non significa solo affronto fisico, ma anche rifiuto delle regole, ricorso a mezzi illeciti per prevalere sull’avversario, crescente naturalezza a considerare i tutori delle norme di gioco ostacoli all’affermazione personale o di gruppo”.
“Compito della società è di restituire allo sport una valenza che, una volta, gli era propria e che costituiva la sua stessa essenza. Sport vuol dire lealtà, confronto di forze che non mira alla  sopraffazione o al dominio materiale, ma che aspira al miglioramento di se stessi”.
“L’analisi deve partire dal deterioramento che il concetto ha subito negli ultimi anni. La società di oggi ha accreditato un valore primario agli effetti (vittoria), piuttosto che alle motivazioni (confronto secondo regole), che ogni esercizio sportivo comporta. L’errata interpretazione delle finalità porta a scelte scellerate, suppone una rincorsa continua all’illegalità nel raffronto, sdogana come lecite scorciatoie per raggiungere un falso scopo: prevalere sull’avversario ad ogni costo e con qualsiasi mezzo”.
“Come si è arrivati a questo livello di degenerazione? Sicuramente ha influito una malintesa valutazione del successo e un’altrettanta distorta considerazione della sconfitta, immagine, questa ultima che la società odierna rifiuta perché frustrante. Non importa se una parte  abbia perduto con onore o dignità. Chi perde non vale niente, non merita attenzione, non ha diritto a spazio o menzione. E’ un perdente e per un perdente non esiste sconfitta addolcita “dall’ onore delle armi”.
“Nessuno – conclude il consigliere Talamonti - è disposto a convincersi che si apprende più da una sconfitta che da un successo. Da qui a ricorrere a strumenti surrogatori delle abilità individuali o di gruppo, il passo è breve. Il ricorso a strade che alleviano la fatica, la scelta cosciente di mezzi illegali, diventano sempre più giustificati e giustificabili, perché i soli a garantire il successo. Nessuno è più disposto a giocare ruoli secondari; ognuno deve essere vincente, furbo, smaliziato fino alla slealtà. Gli esempi positivi che, sempre con minor frequenza si oppongono a questa interpretazione, non godono del favore di stampa e televisione anzi, vengono sistematicamente ignorati. Non fanno notizia, accelerando così il processo di degrado a danno dei giovani, portati per natura all’ emulazione degli adulti”.
“La scuola, gli educatori, ma soprattutto la società è impegnata a invertire questa pericolosa deriva se si vuole sperare in prospettive più serene e credere in un futuro di valori condivisi”.
Data aggiornamento della pagina: 02/05/2017