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"Guidi - Morselli: lo strano caso del dr Jekyll e mr Hyde"

Senza nulla togliere  - ha dichiarato il Consigliere Marco Cecconi ( FdI-AN) - alla gravità delle manganellate, tanto deprecabili quanto incomprensibili e ingiustificate, la cosa se possibile più grave della giornata di mercoledì 29 a Roma - che ho personalmente vissuto tra gli operai sotto all'ambasciata tedesca, fino al dibattito alla Camera dei Deputati sul caso-AST del pomeriggio - sono state le comunicazioni del ministro Guidi a Montecitorio: una mazzata più violenta delle cariche della Polizia.

Il dato vero è che il governo è fermo dov'era, ovvero al ruolo dell'“arbitro”, in una partita in cui le regole le scrive il più forte e quindi i tedeschi.

Il dato vero è che la “mediazione” del governo si attesta su quella stessa identica proposta di accordo su cui qualche settimana fa è saltato il tavolo delle trattative.

Il dato vero è che la Guidi (poche ore dopo aver incontrato la Morselli) annuncia a Montecitorio che cercherà di convincere la Morselli a ridurre i licenziamenti da 550 a 290... E la Morselli (poche ore dopo il discorso della Guidi alla Camera) chiarisce: o va bene così, oppure si ritorna al piano del 17 luglio. Traduzione: o firmate per 290 licenziamenti oppure a doversene andare sono in 550. Parola del duo Guidi-Morselli, il buono e il cattivo, dottor Jekyll e mister Hyde, due facce della stessa medaglia. E non si dica - come adesso si strombazza con gravissima mistificazione da parte del PD e dell'informazione di regime - che oggi come oggi basta trovare “solo” altre 150 teste da tagliare,  visto che in 140 hanno già accettato la “dolce morte” offerta dalla Tsk: l' “orizzonte aziendale” non cambia e giocare con i numeri e la pelle degli operai è peggio di una manganellata.

 Poche settimane fa, la proposta di mediazione del governo (ecco il trucco...) fu dichiarata irricevibile anche dall'AD tagliateste della TsK (oltre che dai sindacati). E si andò alla maxi-manifestazione di Terni...

Ma ora è tutto chiaro: qui qualcuno bara. E si tratta proprio del governo-Renzi e di tutti i suoi “presìdi locali”, da Palazzo Spada a Palazzo Donini, in pieno accordo con i tedeschi:  perché questo, di sicuro, era il punto di caduta della trattativa, già messo in conto dalla proprietà sin dall'inizio e conosciuto dalle istituzioni locali da sempre.

E adesso l'unica variante è trovare il modo di lasciare il cerino in mano a qualcun altro, magari ai sindacati... Altro che gli “spiragli” di cui parla il sindaco di Terni... Altro che Leopolda! Adesso è finalmente chiaro perché in primavera (sotto elezioni!) Di Girolamo e la Marini incontravano a porte chiuse la proprietà a Palazzo Chigi, negando l'accesso proprio ai sindacati.

 Da parte della proprietà, continua a non esserci nessun vero piano industriale, proprio come a luglio.

Da parte del governo, non una parola sulla madre di tutte le questioni, ovvero una strategia commerciale degna di questo nome che, tanto per cominciare, metta fine allo scippo in atto da mesi, che vede sterzare (ex) clienti di viale Brin a favore delle fabbriche tedesche del gruppo.

Adesso è chiarissimo anche il motivo per cui, nelle ultime ore, il tormentone del PD locale è diventato “fare presto”: firmare subito, chiudere in fretta, siglare questo pseudo accordo suicida, togliere le castagne dal fuoco a Renzi e così sia...

Da Terni a Roma, passando per Perugia, dai vertici delle istituzioni nessuna difesa degli interessi nazionali, nessuna politica industriale, nessuna apparente consapevolezza dell'effettiva strategicità della siderurgia e dell'irrinunciabilità dell'inossidabile per il sistema-Paese.

Accettare la proposta-capestro del governo-che-non-c'è significa aprire la strada ad un altro epilogo tipo il magnetico: ci porteranno via tutto e questa volta sarà per sempre.

Eppure una possibilità di intervento - conclude il Consigliere Marco Cecconi (FdI-AN) -  diretto da parte dello Stato esiste. E passa attraverso l'acquisizione di una parte delle quote delle acciaierie, utilizzando strumenti finanziari che abbiamo già a disposizione, come il Fondo strategico italiano. È stato detto mercoledì alla Camera, durante il dibattito che ha fatto seguito alle comunicazioni della Guidi e ci auguriamo che si tratti di una voce che non resti isolata. Di fronte a situazioni eccezionali come questa, si abbia il coraggio e la fantasia di improntare strumenti altrettanto eccezionali. E non si abbandonino le acciaierie ternane davanti ai cancelli di un ambasciatore tedesco qualunque, prima ancora che sotto i colpi di un infausto manganello. 

Data aggiornamento della pagina: 02/05/2017