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Il sindaco ricorda la tragedia delle Foibe con le parole di Endrigo

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Cerimonia di commemorazione in Corso del Popolo

Data di pubblicazione:

10 Feb 2025 09:11

Tempo di lettura:

3 min

targa commemorativa foibe

Descrizione

(ufficio stampa) - Si è celebrato questa mattina a Corso del Popolo il Giorno del Ricordo in memoria delle vittime delle Foibe, dell'esodo Giuliano-Dalmata, delle vicende del confine orientale. La celebrazione ha visto il raduno delle delegazioni civili e militari, il saluto delle autorità e la deposizione della corona sotto la targa commemorativa.

Il sindaco Stefano Bandecchi ha ricordato le vittime e i drammatici eventi con un discorso: "Da quella volta non l'ho rivista più. Cosa sarà della mia città. Ho visto il mondo e mi domando se sarei lo stesso se fossi ancora là. Non so perché stasera penso a te, strada fiorita della gioventù. Come vorrei essere un albero che sa, dove nasce e dove morirà”. Queste parole le ha scritte un grande poeta ed un formidabile artista, Sergio Endrigo, un uomo che scelse la città di Terni come epicentro della sua vita, che qui visse, che sposò una ternana e le cui spoglie sono custodite nel nostro cimitero comunale. E le ha scritte nella canzone “1947”, il cui testo ho appena letto,  in cui ha raccontato il dramma di tanti italiani ai quali oggi dedichiamo un pensiero di affetto e che abbracciamo idealmente, e che ricordiamo insieme, come abbracciamo lui, il nostro “concittadino” Endrigo, ternano di adozione che nel 1947 fu costretto anche lui a vivere da esule, ad abbandonare le terre dell’Istria, vittima dell’odio etnico e costretto a subire gli effetti dello sradicamento e dell’emarginazione, insieme alla perdita della memoria, degli affetti e dei luoghi, dopo che Pola, la città dove era nato, passò alla Jugoslavia a causa degli esiti della sconfitta italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Un ternano di adozione, Sergio Endrigo, che ha saputo restituire il ricordo di un dramma collettivo nazionale con il linguaggio della canzone e della poesia. Un ternano al quale rivolgiamo il nostro tributo e che ringraziamo per avere, in anticipo sui tempi, con la sua canzone, nel 1969, quando ancora non si parlava del dramma dell’esodo, comunicato e fatto conoscere quei fatti tragici che oggi ricordiamo con una partecipata commozione. Endrigo ha parlato dell’esodo 36 anni prima che venisse istituito finalmente “Il Giorno del ricordo”, solo nel 2005, e per questo lo ringraziamo ancora. E dalle sue parole partiamo per dire che “Il Giorno del ricordo”, che oggi celebriamo, rispetto ai drammatici fatti delle foibe e dell'esodo, deve rappresentare una presa di coscienza collettiva dell'intera comunità nazionale. Non possiamo e non vogliamo dimenticare quello che è successo, senza coltivare il risentimento, ma esclusivamente perché vogliamo che le tragedie del passato non si ripetano. L'odio e la pulizia etnica non devono trovare cittadinanza nella società contemporanea e l'Italia, riconciliata nel nome della democrazia, ricostruita dopo i disastri della Seconda Guerra Mondiale anche con il contributo di intelligenza e di lavoro degli esuli istriani, fiumani e dalmati, vuole collocarsi all’interno di un’Europa che costruisca il proprio futuro sulla collaborazione tra i popoli, sulla fiducia, sulla libertà e sulla comprensione, superando i conflitti in corso e gli attriti attuali".

 

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Ultimo aggiornamento: 10/02/2025, 11:01

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