Descrizione
(ufficio stampa) - “L'ospedale di Terni sta ancora alle calende greche - dichiara il consigliere di Ap Claudio Batini - e questa è l'unica, deprimente certezza emersa oggi dal consiglio comunale aperto in presenza della Presidente regionale Proietti. Trent'anni di immobilismo e ritardi svelano un sistema che non è lento: è paralizzato. Quando, tre decenni fa, mi ritrovai a maneggiare progetti di opere pubbliche, l'abissale differenza rispetto al privato fu uno schiaffo in faccia.
Il privato arriva con un'esigenza e un sogno, e parte subito un progetto di fattibilità legato a un budget concreto.
La Pubblica Amministrazione, invece, confina le necessità nel libro dei sogni per anni, tra schede e richieste, fino a quando il bisogno diventa un'emergenza non più rinviabile.
Solo a quel punto, con la maturità dei tempi e l'urgenza ormai al collasso, il Ministero o qualche benefattore di Stato mette a disposizione una somma.
Attenzione: una somma misera, sproporzionata, molto ma molto inferiore al costo reale di realizzazione.
Poi arrivano i fondi europei – che sono semplicemente le nostre tasse che fanno un giro assurdo a Bruxelles e ritorno, decurtate delle lautissime commissioni per il viaggio.
Solo con il finanziamento certo si può avviare l'iter progettuale: preliminare, definitivo e, finalmente, esecutivo.
L'unico, quest'ultimo, che permetterebbe la cantierabilità.
Da lì, l'esecuzione: e noi, si sa, in Italia siamo sì bravi, ma biblicamente lenti.
Tutta questa farsa è la premessa per la seduta odierna.
Se la Presidente Proietti ha passato il tempo a discutere se "ristrutturare il vecchio", "ampliare il vecchio", "farne uno nuovo" o addirittura "lasciare morire l'ospedale e andare tutti a Perugia", significa una cosa sola: la politica non ha un piano.
Se non si sceglie la soluzione più radicale (chiudere e spedire i ternani a Perugia), l'Ospedale di Terni, se tutto va bene e se quel benedetto finanziamento arriva entro metà 2026, vedrà la luce non prima di 30 anni! Il colpo di grazia, però, è politico.
Questo immobilismo pluridecennale ha avuto oggi il suo contorno, che a questo punto definisco anche il consenso implicito: tutta la minoranza di sinistra e destra del Comune di Terni ha preferito disertare l'incontro con i cittadini e la Presidente Proietti.
Il loro nobile motivo? Non condividono "i modi di esprimersi" del sindaco Stefano Bandecchi. Mentre si litiga sulla forma, la salute dei cittadini sprofonda.
La loro assenza non è un atto di protesta contro il Sindaco, ma un plateale atto di disinteresse verso la città.
Hanno scelto di abdicare al loro ruolo, condannando di fatto Terni a rimanere nel limbo burocratico per i prossimi trent'anni.
Per questo mi sento di ringraziare l’unica voce di opposizione all’amministrazione Bandecchi, presente oggi: quella della Presidente regionale Proietti, accompagnata dall’assessore De Rebotti e dal consigliere Filipponi, a cui va tutta la mia stima e riconoscimento per il segno di rispetto nei cittadini di questa provincia".
