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"Vendita quote Sii nasconde cessione di Asm ad Acea"

(ufficio stampa) -  "Il 13 ottobre si è svolto il consiglio comunale dove in ogni modo ho provato ad evitare la sciagura - dichiara il consigliere comunale di Forza Centro Emanuele Fiorini -  cioè l’approvazione da parte del Consiglio Comunale della delibera che prevede la vendita delle quote del Sii detenute da Asm ad Acea vendendo/svendendo un bene primario. Dietro questa operazione si nasconde un’altra operazione che è quella a mio avviso già concordata della vendita di Asm ad Acea.
È da rendere noto le modalità con cui questa Amministrazione è corsa ad approvare questa delibera che è passata in giunta, ma senza essere votata dagli assessori, a significare che non si sono voluti assumere le proprie responsabilità oppure che all’interno della giunta non vi era la condivisione dell’atto e comunque, in entrambi i casi, hanno fatto ricadere le responsabilità sui consiglieri comunali di maggioranza che lo hanno votato. È assurdo che i consiglieri comunali non si siano resi conto che con un unico atto hanno deciso di ricorrere ad una procedura eccezionale quale quella della negoziazione diretta e contestualmente hanno dato conto della convenienza economica dell’operazione nonché della congruità del prezzo di alienazione delle quote. Considerando che neanche lo stesso Assessore Masselli - che è il promotore, il presentatore e colui che l’ha elogiata - ha apposto la firma sulla delibera e nemmeno il voto, dal momento che la giunta non l’ha votata. La delibera viene mandata di corsa in commissione perché solamente il 7 ottobre 2020 è stato convocato il consiglio dove all’ordine del giorno come primo punto c’era questa maledetta delibera, con le sole firme dei Dirigenti. Solo 7 giorni per valutare questo atto così importante che ha visto susseguirsi 3 commissioni, di cui una svoltasi la mattina stessa del consiglio Comunale. Approfittando poi della situazione emersa in quei giorni di un caso di positività al covid tra i consiglieri comunali, hanno deciso di svolgere il consiglio in remoto, negando la possibilità ai cittadini di poter partecipare alla vendita/svendita di un loro bene primario.
Perché Acea tira fuori 30 milioni di euro, come qualcuno vuole far credere? In realtà 20 milioni sono di finanziamento, in quanto Acea si fa da intermediaria con il sistema bancario per far prendere i soldi al Sii. Di questi 20 milioni, poi, 10 serviranno per appianare i canoni arretrati dei Comuni soci del Sii. Se proprio ce ne era la necessità il Sii poteva prendere da solo il finanziamento senza chiedere l’intermediazione di Acea e magari quei soldi potevano essere utilizzati per investimenti seri e concreti per il bene della città. È una scelta veramente folle perché vendiamo/svendiamo le quote del Sii che detiene Asm per appianare i debiti degli altri Comuni quando non c’era realmente bisogno di venderle, perché 6,1 milioni di euro non risolvono il problema debitorio di ASM che ammonta a 117 milioni.
Allora mi viene spontanea una domanda: perché non si è fatta l’operazione suggerita dall’allora Assessore Dominici che proponeva di vendere il 49% delle quote di Asm ad Acea la quale avrebbe dovuto versare all’Asm 100 milioni di euro e così si andava ad appianare quasi tutto il debito mentre il Comune manteneva il 51% di azioni societarie?
Io non vorrei che adesso Acea rilevi anche Asm a zero euro, perché questa operazione di svendita delle quote del Sii detenute da Asm a mio avviso nasconde proprio questa operazione. lo ho chiesto anche al sindaco, durante la seduta di consiglio comunale, di smentire tale ipotesi, ma da parte sua neanche una risposta, dunque chi tace acconsente.
Perché invece di vendere/svendere le quote del Sii ad Acea non si è provveduto a modificare lo statuto del SII apportando un equilibrio più consono tra il pubblico e il privato? Lo dico considerando che ieri il pubblico deteneva il 75% ed il privato il 25%, ma per deliberare qualsiasi decisione serve il 77% dei soci membri in prima battuta e il 76% in seconda battuta, dunque per decidere serve quell’1% del privato. Non considerando poi che il privato con il 25% nomina l’amministratore delegato che ha quasi pieni poteri.
Dunque non si poteva mettere mano alla gestione del Sii, rimodulando l’assetto organizzativo, tagliando spese superflue, consulenze strane? A proposito di consulenze mi è rimasta impressa quella di una persona, tal Folco Napolini, che percepisce oltre 10 mila euro l’anno per spiegare cos’è l’acqua.
Considerando che il SII ha chiuso con un utile di 3,5 milioni di euro mi domando e vi domando come mai non sono stati fatti investimenti e soprattutto non si è andati ad intervenire sulla diminuzione delle bollette dei cittadini? Il SII nel 2001 è nato con l’intento di ridurre i costi dell’acqua e migliorare il servizio, cosa che non è successa perché a Terni i cittadini pagano l’acqua a peso d’oro, le perdite delle condotte sono oltre il 50% e il sistema fognario è un disastro, basti vedere quando piove, considerando che la gestione del sistema fognario è a capo del privato, che non mi sembra abbia fatto investimenti per sistemarlo, come possiamo pensare che li farà adesso dopo questo accordo.
Ho ripetuto spesso vendita/svendita perché questa operazione è stata gestita direttamente da ASM e dal socio privato, con ASM che ha incaricato due professionisti privati per quantificare il valore delle quote e non è stata mai fatta una gara pubblica per far partecipare altri soggetti privati che magari avrebbero offerto anche di più. Si sono affidati alla stima fatta da due professionisti per il valore stabilito, ma le fatture della prestazione effettuata non sono neanche sul sito dell’ASM, almeno fino al momento della discussione dell’atto, come obbligo previsto dal decreto legislativo 33 del 2013 Testo Unico in materia di Trasparenza.
Sorprendente è anche la dichiarazione del Presidente di Asm in commissione, secondo la quale quando lui si è insediato le interlocuzioni tra Asm e il privato per la vendita delle quote erano già iniziate. Ciò significa che questa operazione era stata già avviata dalla vecchia amministrazione e l’attuale l’ha portata a compimento invece di apportare il vero cambiamento, quello di rivoluzionare la gestione delle partecipate a favore dei cittadini e contrastare il privato.
Si è tenuto conto della delibera della Corte dei Conti n°77 del 2 ottobre 2019 che stabilisce che in capo alle Pubbliche Amministrazione socie sussiste l’obbligo di stipulare patti parasociali al fine di esercitare il controllo pubblico? Il Sindaco ha mai sottoscritto i patti parasociali?
Dove sono i parlamentari e i consiglieri Regionali eletti nel nostro territorio, anche se sappiamo benissimo che qualcuno ha svolto consulenze per Acea e dunque il suo silenzio è giustificato".

 

SPA - Ufficio Stampa/Agit

Data aggiornamento della pagina: 20/10/2020