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Consiglio comunale, il dibattito sulla riforma sanitaria regionale

(Direzione Generale/Uff. Stampa) - Intervenendo nel dibattito di ieri in consiglio comunale, prima delle dichiarazioni dell’assessore regionale Tomassoni, sulla riforma del sistema sanitario umbro, Enrico Melasecche aveva svolto un’analisi molto critica nei confronti del ruolo dell’amministrazione comunale e di quella regionale: “Crediamo – ha detto - che il sindaco debba sostenere fortemente la richiesta per la sede Asl a Terni  e che l’assessore debba prendere atto che noi chiediamo una sede funzionale in grado di fornire servizi di qualità a mezza Umbria”.

Per Giuseppe Boccolini (Psi) “è molto strano che venga messo in discussione il ruolo del nostro territorio in questa vicenda”. “Qualsiasi altra scelta sarebbe fuori luogo, perché non sarebbe supportata da elementi razionali e logici”.  Per Boccolini Terni “deve avere un ospedale ristrutturato e moderno e la sede dell’Asl”. “Occorre dare a Terni quel che gli spetta: sul perugino sono stati programmati e realizzati investimenti importanti nelle strutture sanitarie, noi chiediamo almeno altrettanto”.

Per Leo Venturi (Terni Oltre), pur nell’ambito di un’opportuna e doverosa  razionalizzazione “da queste operazioni, alla fine, il nostro territorio rischia di essere espropriato di ruoli e competenze”. “La città non è più in grado di sostenere altri tagli: per questo la sede dell’Asl deve restare a Terni,  per una questione di dignità, ma anche di buon senso, altrimenti l’Umbria rischia di esplodere”.

Riccardo Giubilei (Pd) si è chiesto come si possa mettere in discussione il fatto che la sede legale e amministrativa dell’Asl sia posta a Terni, se si ragiona con una logica bipolare dell’Umbria. “L’organizzazione della sanità in due asset  si basa su quella della regione in due province e le due aziende ospedaliere sono le due gambe del sistema che devono però andare alla stessa velocità, sennò il sistema stesso rischia d’implodere. Troppo grande è infatti oggi, a livello strutturale, il divario tra le due aziende ospedaliere”.

Per David Tallarico (PTca) “la discussione sulla sede Asl a Terni che non dovrebbe neanche esserci,  la risposta infatti appare fin troppo logica”. “Purtroppo la realtà è un’altra  e occorre rilevare con preoccupazione i deficit strutturali e di tecnologie dell’area ternana nella sanità, mentre da molti anni  sono state fatte scelte per favorire la nascita di nuovi ospedali e nuove strutture sanitarie in Umbria fuori dalla nostra area”.

Paolo Maggiolini (Gruppo Misto) si è chiesto quale sia stata la scelta politica sulla base della quale si è intervenuti sulla dirigenza della sanità locale. “E’ lecito chiedersi se non abbiano prevalso le ragioni politiche su quelle tecniche”. Maggiolini ha manifestato il proprio disgusto per come sono state realizzate queste scelte e ha ribadito l’opportunità e la necessità che la sede dell’Asl sia mantenuta a Terni.

Valdimiro Orsini (Pd) ha chiesto come mai questa discussione sulle sedi delle Asl  si pone solo per la Asl 2 e non per la Asl 1 di Perugia. “Ci deve essere un impegno chiaro della regione per una decisione netta sulla sede legale e amministrativa a Terni e nella programmazione pluriennale finanziaria della Regione devono essere inserite le risorse per il riammodernamento dell’ospedale di Terni.

Giovanni Cicioni (Lista Baldasarre) ha detto di non ritenere necessario portare argomenti tecnici per la localizzazione della sede Asl a Terni “che sarebbero offensivi per l’intelligenza”. “La nostra critica - ha aggiunto Cicioni - è di carattere politico, nei confronti di una maggioranza che non più è in grado di interpretare la volontà dei cittadini”.

Per Giorgio Aquilini (PTca) “non è il momento di usare la demagogia, visto che siamo nella fase di completamento di un processo delicatissimo di riforma della sanità umbra”. “E’ necessario un equilibrio territoriale, ma sarebbe interessante confrontarsi su come effettuare l’omogeneizzazione tra le aree di Terni e Foligno dove ci sono cinquemila dipendenti e centinaia di servizi da armonizzare”.

Anna Bartolini (Pd), valutando positivamente nel complesso la riforma sanitaria regionale e la possibilità di trasformare l’azienda ospedaliera ternana in azienda universitaria integrata, ha chiesto la stabilizzazione in modo definitivo e non provvisorio della sede dell’Asl 2 a Terni; "per un discorso di dignità, ma soprattutto per distribuire le competenze in maniera efficace ed efficiente". La consigliera Bartolini ha rivolto anche un appello per l’ottenimento delle risorse necessarie alla ristrutturazione dell’ospedale ternano. 

“La situazione di difficoltà che sta vivendo il nostro territorio anche per la gestione della sanità – ha detto Carlo Orsini (Gruppo Misto) - sembra essere frutto di un mero disegno politico, come conferma il dibattito che si è svolto in consiglio regionale, quando è stata ben chiara la distinzione tra le due aziende ospedaliere, mentre è stato lasciato il punto interrogativo sulla scelta della sede di una delle due Asl”. “Inoltre a Terni non sono stati fatti, scientemente, investimenti sulla formazione per creare nuovi dirigenti alla Asl”.

Giocondo Talamonti (Gruppo Misto) ha sottolineato che è vero che ai cittadini interessano i servizi, ma “le nomine e le scelte delle sedi sono questioni tecniche, che si ripercuotono anche sulla qualità dei servizi: per questo vanno accordate ed equilibrate”. Per quel che riguarda le nomine Talamonti ha chiesto come mai non c’è un ternano ed ha anche chiesto all’assessore  di chiarire le proporzioni dei fondi assegnati al territorio perugino e a quello ternano.

Per Mauro Nannini (FdS) “il funerale di Terni è stato decretato il 6 novembre in consiglio regionale”. “Che cosa dobbiamo rivendicare?”, ha chiesto. “Siamo o no il secondo capoluogo di provincia, siamo o no la seconda città della Regione? Abbiamo una qualità di servizi elevata, ma le strutture non sono sufficienti, mentre nell’area perugina sono stati effettuati investimenti ingentissimi”.

“Il problema – ha detto Paola Ciaurro (LB) - è che ci dovevamo ribellare prima, ma la cosa paradossale è che l’amministrazione comunale non è riuscita a dialogare con quella regionale che è dello stesso colore politico, ma che evidentemente ci considera come un Sud”.

Francesco Ferranti (Pdl) ha sottolineato i problemi della sanità umbra e anche le inchieste in corso. “E’ necessario puntare ad una razionalizzazione – ha detto - che tenga la qualità in primo piano: positivo il coinvolgimento dell’università, ma occorre considerare di più la meritocrazia nella nomina dei dirigenti. Questa provincia e questa città negli ultimi anni hanno pagato forti penalizzazioni, molto più del territorio perugino, specie nelle infrastrutture: per questo è imprescindibile la sede Asl a Terni”.

Federico Brizi (Pdl) ha detto che il suo gruppo “non intende permettere ulteriori depauperamenti del territorio ternano e per questo chiediamo che vengano fatte delle scelte forti anche da parte della maggioranza, fino a decisioni estreme qualora questa partita non dovesse concludersi come è giusto che sia, come auspicato dal consiglio comunale”.

Ermanno Ventura (Pd) ha sottolineato che “la collocazione della sede amministrativa dell’Asl a Terni è un fattore né discutibile, né negoziabile, ma naturale e scontato”. “Occorre archiviare il nodo folignocentrico – ha aggiunto - che ha aleggiato in questi anni sulla nostra regione, per i danni che ha fatto a questo nostro territorio”. "Se dovesse accadere qualcosa di diverso, io credo che ci debbano essere le inevitabili doverose e dignitose dimissioni del consiglio comunale e dell’amministrazione. Credo e spero che l’atto d’indirizzo che andremo a votare possa rappresentare una sorta di leva nelle mani del sindaco”.

Claudio Campili (IdV) ha detto che “è ora da farla finita con l’asse Foligno-Perugia, Perugia-Foligno: è una situazione che non si regge più: ci dobbiamo fare rispettare dobbiamo tirare fuori gli artigli, specie poi su materie delicatissime, come quella della sanità”.

Per Antonio Baldassarre (LB), “ci sono indizi univoci che, per quel che riguarda la sede Asl, portano nella direzione che nessuno di noi auspica”. “A nome di tutti i gruppi dell’opposizione non firmeremo il documento della maggioranza, perché lo consideriamo troppo generico e perché abbiamo un giudizio molto più severo e duro sulla situazione che è molto grave”. “La politica sanitaria della regione è sbagliata, come dimostrano le spese inutili sui piccoli ospedali”. “Per quel che riguarda la sede Asl, la Regione dovrebbe tenere in considerazione anche la situazione generale di crisi del territorio ternano che è quello che sta soffrendo di più in Umbria e che sarebbe ulteriormente depauperato in una congiuntura così grave. Per questo chiediamo che il sindaco s’impegni a dimettersi se la sede asl non resterà a Terni”.

“Occorre anche sottolineare – ha detto Giampiero Amici (Pd) - come ha già fatto il sindaco, quello che abbiamo già ottenuto, come ad esempio il fatto che la sede provvisoria sia stata assegnata a Terni. E’ chiaro poi che non possiamo accettare tentativi che prevedono la divisione della sede legale, a Terni da quella amministrativa altrove”. Per quel che riguarda i finanziamenti per la ristrutturazione dell’ospedale, Amici ha ricordato che la Regione ha anticipato risorse che sono mancate da parte del Governo. Amici ha infine sottolineato che il livello dei servizi sanitari regionali è comunque alto, come alta è la professionalità degli operatori.

“Terni è un’area di crisi – ha detto Dario Guardalben - e qualunque altra ferita diventerebbe insostenibile: serve dunque una presa di posizione netta, dura, intransigente, perché non si può mercanteggiare sulla pelle e la salute dei cittadini ternani”. “L’Umbria deve essere considerata una regione bipolare, con i due capoluoghi che si integrano e che non si fanno la guerra”.

Infine Valerio Tabarrini ha ricordato che alcuni passi avanti sono stati fatti, come quello di aver evitato la costituzione dell’azienda unica e di un’unica Asl. Detto questo Tabarrini ha criticato i criteri delle nomine che non hanno considerato l’appartenenza territoriale dei dirigenti. "Nel comitato d’indirizzo, ad esempio non c’è alcuna espressione del nostro territorio, come non ce n’è nell’agenzia per gli acquisti”.

Data aggiornamento della pagina: 02/05/2017